Scritta probabilmente nell’ultimo decennio del XIII secolo, nel De intentione medicorum Arnau de Vilanova getta le basi della sua epistemologia medica chiedendosi se la medicina sia una scienza (scientia) o una tecnica (ars) e che differenza ci sia tra gli obiettivi del medico e quelli del filosofo naturale. Questo trattato è quello che affronta in maniera più approfondita questa questione, ma la stessa posizione può essere trovata, come principio, in tutte le altre sue opere. Il punto di partenza immediato sembra essere la distinzione di Avicenna della doppia strada della verità (quella filosofica e quella medica), anche se non ne riconosce esplicitamente l’influenza. Invece, cita Galeno, che Arnau interpreta in questo senso. La conclusione di Arnau è che il medico sia un tecnico pratico che si lascia guidare dai sensi (artifex sensualis et operativus) e quindi deve concentrarsi sulla conoscenza dei particolari percettibili che siano utili per la cura, lasciando da parte ciò che distrae dal suo obiettivo, in contrasto con il filosofo naturale, che ricerca la comprensione generale dei processi naturali e la loro causa prima. Esempio di ciò è la discordanza sul numero di organi principali tra Aristotele, per cui c’è solo il cuore, e Galeno, secondo il quale, oltre al cuore, ci sono anche il fegato, il cervello e i testicoli, poiché tutti questi sono organi che alloggiano le rispettive facoltà naturali (vitali, nutritive, animali e generative). Mentre Averroè accetta soltanto la verità aristotelica, Arnau cerca di conciliare entrambe le autorità: da una parte riconosce che il cuore è il principio remoto di tutti i processi, ma dall’altra parte indica che per il medico è più utile l’interpretazione di Galeno, visto che bisogna ricercare con i sensi la causa delle malattie nell’organo da queste affetto (il principio prossimo); invece, se seguisse il criterio del filosofo, dovrebbe sempre trattare il cuore, in vano. In base a quanto indicato da Arnau, una delle possibili strade per ottenere la conoscenza sensibile è la dissezione, ma con i vivi questo non è possibile e lo stato degli organi deve essere dedotto a partire dall’osservazione della salute delle virtù. Ciò vuol dire che Arnau praticava la dissezione a Montpellier? Non lo sappiamo con certezza, ma è possibile, poiché risulta che Henri de Mondeville fece una dimostrazione anatomica pochi anni dopo, nel 1304.
Questo “strumentalismo medico” arnaldiano (McVaugh) allontana la medicina sia dalla speculazione teorica che dall’empirismo anti-intellettuale. Arnau, che considerava la medicina come una ars, identificava invece la concezione della medicina come una scientia con l’averroismo medico. Questo potrebbe essere il motivo, anche se non l’unico, degli attacchi a Averroè che si trovano nel De intentione medicorum e in altre sue opere.
Tuttavia, anni dopo, nello Speculum medicine (c. 1308), Arnau passa a considerare la medicina come una scienza che mira a conoscere le disposizioni del corpo umano come corpo sanabile, per conservare la salute che già ha o recuperare quella perduta, per quanto possibile. A partire da qui divide la medicina in due parti: quella teorica e quella pratica. Mentre la medicina teorica studia le disposizioni del corpo sanabile nella misura necessaria per svolgere il suo compito, la pratica mostra il modo corretto di agire secondo le esigenze delle disposizioni messe a conoscenza da quella teorica.
Illustrazione: Dissezione nella Facoltà di Medicina di Montpellier., foglio di La Grande Chirurgie de Guiu de Chaulhac (1363), Faculté de Medecine, Montpellier, Musée Atger, ms. H 184, f.14v.